S2998

Capizzi

Prov. Messina; Alt. 1.100 m; Sup. 69,90 km2; Ab. 3.511
Municipio
: Piazza Umberto I, tel. +39 0935 930011

Notizie generali.
Le origini di Capizzi sono antichissime. L’etimo, secondo il Larcan, potrebbe significare "vertice" proprio per la sua struttura urbana attorno e sulla cima del monte Verna. Durante il periodo romano il territorio di Capizzi fu completamente disboscato per estendere la coltura granaria. Particolarmente florida in tale periodo, Cicerone la appellò "Urbs Capitina". Al periodo bizantino si fa risalire il castello e la chiesa di S. Nicolò il grande, mentre sono ormai scomparse le chiese di S. Sofia, di S. Zaccaria e di S. Nicolò dei Greci. Capizzi fu città demaniale e, in quanto tale, aveva il suo rappresentante nei Parlamenti e nelle Curie Generali. Vantava gli attributi specifici per mantenere tale condizione: possedere le reliquie del santo patrono e fregiarsi di un appellativo acquisito per meriti particolari. Capizzi, infatti, ebbe il titolo di "Città Aurea". Durante la reggenza di Pietro II d’Aragona (1337-1341) fu edifìcata la chiesa di S. Giacomo Apostolo Maggiore e fu concesso un "emporio in luglio di ogni anno". Con la nascita del nuovo edificio di culto si accesero aspre lotte per il matriciato tra la antica chiesa di S. Nicolò e la nuova che fu edificata in un quartiere di più recente urbanizzazione assorbendo parte di un antico convento di Domenicani. Dopo la morte di Pietro II d’Aragona, Capizzi passò dalla condizione di demanio a baronia. Fu concessa prima a Blasco d’Aragona, poi a Francesco Polizzi e, infine, a Bernardo Spadafora nel 1361. Tornò alla regia potestà sotto il regno di Maria d’Aragona dopo un trentennio e, infine, fu concessa ad Ugone Ballo o De Ballis. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, una grave crisi economica determinò una massiccia emigrazione. Il primo conflitto mondiale privò il paese di altre risorse depauperando il già fragile e precario sistema economico. Oggi le attività principali sono l'agricoltura (ciliegie, castagne, mandorle e grano) e l'allevamento di bovini e ovini. (Marianna Fascetto)

Alcune notizie citate nella Guida alla Sicilia jacopea.
Nel 1431 il nobile Sancio de Heredia custodì a Capizzi una reliquia consistente in una giuntura del dito di S. Giacomo. Capizzi acquistò, così, un grande prestigio, ma nel 1435 lo stesso Sancio fu costretto a trasferire la reliquia nella cattedrale di Messina per ordine di Alfonso il Magnanimo. Il drastico provvedimento provocò l’inevitabile protesta della popolazione che ancora oggi ricorda lo storico episodio durante la fase culminante della processione di S. Giacomo che si svolge il 26 Luglio di ogni anno. In questa occasione, infatti, il fercolo, giunto nella piazza dei Miracoli, è scaraventato contro la parete di una casa. L’asse sinistro del pesantissimo fercolo che poggia sulle spalle dei portatori, colpisce ripetutamente il muro fino ad abbatterlo.